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2020 Addio

E siamo arrivati alla fine di questo anno davvero inaspettato e faticosissimo, speriamo unico. Ripercorriamolo insieme. E’ circa metà febbraio quando tutti scopriamo cosa vuol dire non disporre più della libertà di fare le cose più semplici: uscire per strada, vedere amici e parenti, a volte addirittura fidanzati, viaggiare, andare al ristorante e anche lavorare come, da sempre, eravamo abituati a fare.

Specialmente in un lavoro come il nostro, fatto soprattutto di relazioni, ci vediamo costretti a cambiare modalità di contatto e ad inventarci modi nuovi, che poi tanto nuovi non sono, per incontrare le persone, organizzare eventi, veicolare informazioni.

All’inizio, credo un po’ per tutti, la sorpresa, il timore, la curiosità e la profonda tristezza ci ha stretto in una sola voce corale che inneggiava al rispetto delle regole, all’incitamento di chi combatteva in prima linea, alla solidarietà e siamo stati davvero bravi: ubbidienti, pazienti e grati a chi si spendeva per il benessere di tutti.

L’arrivo del tanto atteso caldo e delle vacanze ci ha fatto un po’ perdere di vista tutto quanto e ha portato la maggioranza delle persone ad abbuffarsi di vita, di aria, di divertimento e di socialità. I risultati di tale comportamento non hanno tardato ad arrivare e insieme all’autunno è arrivato un nuovo lockdown. Lockdown, distanziamento sociale, smart working, igienizzare, mascherina… parole e consuetudini che hanno popolato le nostre conversazioni e le nostre vite. Pericolosamente consuetudini… ci stiamo forse abituando a questa ‘nuova normalità’, come i sociologi, gli opinionisti amano chiamare questo modo di non vivere l’esistenza per cui siamo stati creati? “Un piccolo sacrificio, rispetto alle tanti morti e ai tanti contagiati” dicono alcuni. Si, è un sacrificio, anche non tanto piccolo…Provo a raccontarvi nella nostra realtà cosa ha comportato questo cambio di rotta. In primis abbiamo dovuto considerare maggiormente la tecnologia una necessità e non più un’alternativa.

Era bello fare i press day o le press conference in presenza, fare dirette Facebook e postarle su YouTube era una divertente testimonianza dell’incontro: molto diverso organizzarli da remoto vedendo solo tante caselline sul video, il più delle volte senza volti e senza voci per non sovraccaricare il collegamento. Erano faticosi i viaggi dai nostri clienti, tutti piuttosto distanti dalla nostra sede, ma si è rivelato molto più stressante non poter stare con loro nella stessa stanza lavorando e bevendo un caffè, incontrando persone diverse confrontandoci in grandi e spesso sorridenti tavoli di lavoro in cui il dovere si mescolava al piacere di ritrovarsi e di respirare l’aria di queste aziende sempre in fermento e con grandi progetti da realizzare. Erano tante le ore che passavamo al telefono con i giornalisti ma sono diventate troppe le mail che ci siamo scambiati in questi mesi perché con lo smart working: i recapiti telefonici sono quasi tutti saltati e la mail è diventato il solo strumento di comunicazione.

Beh, lasciatemelo dire, io che vengo dalla vecchia scuola posso affermare di aver imparato molto in questo anno, di essere tecnologicamente più competente ma non sono sicura che mi piaccia, o meglio, che mi basti. Quando ho cominciato a lavorare, quasi trent’anni fa ormai (aiutooooo!!), il mio primo capo, Patrizia Druetti, la donna a cui devo quasi tutto quello che so in ambito di media relation e pr, mi disse che questo lavoro era fondato sui rapporti che riuscivi a costruire con i clienti e con i giornalisti, gli influencer e gli stakeholder sono arrivati dopo, e che alla base di questi rapporti c’era l’empatia, il contatto umano, la complicità. Ecco io mi auguro e vi auguro che il 2021 ci permetta ancora di lavorare così, perché sono certa che dopo questa immersione nel virtuale abbiamo tutti riscoperto che la realtà, quella fatta di stanze troppo affollate, di giornate troppo calde o troppo fredde, di viaggi troppo lunghi è molto più bella degli incontri dal solitario, anche se climatizzato, nostro home office!

Buone feste a tutti!

 

Maria Grazia Vignoli

 

Kairos team