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Economia circolare. S-1500, la versione di Snøhetta

L’appuntamento ‘Design Summit’di Fondazione Corriere della Sera è dedicato alla sostenibilità, convolgendo attori di filiera, progettisti, istituzioni e aziende sulle problematiche ambientali. La domanda cruciale che si pone Barbara Stefanelli, vicedirettore vicario del Corriere della sera – e padrona di casa, parafrasando il titolo di un testo di Jonathan Safran Foer è: “Cosa possiamo fare per salvare il mondo prima di cena? E magari nel nostro caso anche prima di pranzo”. Ecco, fra le interessanti testimonianze che abbiamo ascoltato, ecco un esempio chiaro e concreto di ‘Economia circolare’. Dopo quella digitale, l’altra grande rivoluzione del nostro tempo.

Dicevamo, più delle parole vale l’esempio. È il caso del ‘viaggio progettuale’ di Stian Alessandro Ekkernes Rossi, architetto dello studio Snøhetta di Oslo, per realizzare una sedia, reinventata non nella forma, ma nel processo, con una filiera produttiva completamente ridisegnata dall’architetto Ekkerns Rossi. Snøhetta è uno studio di architettura e progettazione norvegese con sedi in tutto il mondo. Noto per grandi progetti, come la biblioteca Alessandrina, si occupa anche di piccoli lavori, come un ‘visitor center delle renne’ costruito in mezzo al nulla. Il progetto della sedia S-1500, presentato da Ekkerns Rossi, è in sé un ‘piccolo lavoro’, ma nella sua realizzazione concentra tutti gli elementi progettuali e produttivi pensati e reinventati secondo una visione di economia circolare. L’architetto ha cominciato a lavorare a quest’idea quando la ‘faccenda plastica’ non era così attuale e di moda.

Progettualità circolare

“Tre anni fa – racconta Ekkernes Rossi – volendo lavorare a un progetto, sono andato da un produttore norvegese che fa solo mobili di legno. Sono rimasto affascinato da una macchina per la produzione del multistrato,  inutilizzata. In Norvegia nessuno fa il multistrato, il materiale viene comprato in Germania o in Russia; ho trovato molto strano che in un paese con tanta abbondanza di legno nessuno producesse questo materiale. La cosa mi ha colpito a tal punto che ho deciso di sviluppare un progetto basato sulla tecnologia produttiva di quella macchina per pressare il legno. Ho iniziato così una ricerca per capire quali materiali potevo lavorare con questo sistema, ho provato con gli scarti del caffè, e tanti altri materiali, uno di questi era la plastica. Dico questo per far capire come il mio interesse per la plastica sia nato in realà dal legno”.

Alla ricerca della sostenibilità

“Ma non avevo nessuna competenza sulla plastica, – continua il designer – così ho cominciato ad approfondire.Collaborando con un centro di ricerca e innovazione, ho scoperto che la plastica veniva impiegata in grandi quantità per produrre tantissime cose, ma veniva pochissimo riciclata. Ho contattato esperti di polimeri in Norvegia, ma tre anni fa nessuno aveva interesse a ragionare di recupero, neanche di fronte alla richiesta di uno studio prestigioso come Snøhetta . Allora ho visitato un’azienda che in Norvegia si occupa di riciclo delle bottiglie di pet e lattine di alluminio – Infinitum –  per capire come funziona il processo che porta a recuperare il 98% di queste materie. Ho creato da me un piccolo laboratorio negli spazi di Snøhetta, ero talmente assorbito da questi studi che i miei colleghi mi chiamavano “Plastian”.  Quando un architetto parla di materiali, come il legno ad esempio, dovrebbe essere in grado di padroneggiare l’argomento in ogni suo aspetto e per tutti i materiali che intende utilizzare”.

Networking visionario

Il caparbio impegno di Ekkernes Rossi, gli ha fruttato una gran visibilità mediatica,  tanto da essere  contattato da una ditta, unica industria di produzione di mobili in plastica al nord della Norvegia, che impiega circa 25 persone del paese in cui è insediata. Una piccola azienda ma – come sostiene il designer – non è sempre il nome della ditta con cui si lavora che conta, è il progetto o l’impatto che la ditta porta nel territorio. L’azienda – la NCP – comprava 50 tonnellate di plastica vergine all’anno dalla Cina.  Era molto l’interesse, dunque, agli studi di Ekkernes Rossi sulla plastica riciclata, con cui desideravano fare un progetto. Tre anni fa, poteva essere una sfida impegnativa: si credeva che usare materiale plastico riciclato rovinasse le attrezzature e producesse materiali ‘di scarto’ non performanti. Con l’aiuto di un autorevole istituto di ricerca e certificazione indipendente –Sintef – sono riusciti a dimostrare il contrario, verificando come l’unico problema dell’uso di questa plastica riciclata fosse una maggiore viscosità, che pertanto richiedeva tempi di lavorazione leggermente più lunghi. Il prodotto risultava al 100% performante, come il nuovo. Dunque serviva reperire un fornitore di plastica di scarto. Cosa non facile allora,  la faccenda ‘plastic pollution’  non godeva di tanta visibilità.

 

“Ma sul territorio – racconta Ekkernes Rossi –  esisteva un fornitore potenziale: l’Industria del salmone, che produce grandi quantità di plastica da riciclare, reti e  attrezzature da pesca usate e per la lavorazione del salmone. All’inizio non sono stato molto preso in considerazione dalle grandi industrie, ma poi ho incontrato due giovani imprenditori, sempre della filiera del salmone, disponibili a partecipare al mio progetto”.

S-1500: la sedia più sostenibile della Norvegia

Oggi i materiali utilizzati nella produzione della sedia S-1500 sono forniti da aziende agricole locali come Kvarøy Fiskeoppdrett e Nova Sea, che forniscono a NCP reti da pesca, corde e tubi logori usati durante le loro operazioni. Materiali di scarto che vengono raccolti, macinati e trasformati in un granulato che viene stampato con un processo a iniezione. In questo modo, il progetto di una sedia è diventato un modello di una filiera di economia circolare locale, impiega rifiuti di plastica dell’industria locale per produrre sedie nella stessa area, da parte di un’industria locale. La sedia si chiama S- 1500 perchè servono 1500 grammi di plastica riciclata per produrla. Lo stampo produce la sedia finita, e la varietà della materia riutilizzata produce un pattern diverso a ogni stampata, come dire, ogni sedia prodotta è unica e originale, anche se prodotta industrialmente. Anche il telaio ha più di 20% di acciaio riciclato. È attualmente la sedia più sostenibile prodotta in Norvegia.