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8 marzo Festa della Donna. La comunicazione è “al femminile”

La comunicazione è femmina, non solo per le ragioni grammaticali del termine. In una ricerca del Censis di qualche anno fa (2008) le donne risultavano predominanti del settore relazioni pubbliche e comunicazione: nelle aziende italiane medio-grandi, la Comunicazione e l’Ufficio Stampa si caratterizzavano per una netta presenza di donne con il 71% (area Comunicazione) e il 74% (Ufficio Stampa). La ricerca evidenziava come, inoltre, le donne in carriera in questo ambito raggiungessero sempre più i vertici della piramide organizzativa. Oggi, al di là dei numeri statistici, l’esperienza ci dice che non è cambiato molto, se non in proporzione alla diminuzione delle imprese che si dedicano a questo particolare tipo di lavoro.

Perché così sbilanciati sulla quota rosa?

Secondo alcuni studi clinici, l’inclinazione alla professione della Comunicazione potrebbe essere ricondotta alle differenze che risiedono nei meccanismo cerebrali che sottendono all’empatia e ai comportamenti ad essa correlati. Per questo le donne avrebbero maggior disponibilità per attività legate alla comunicazione. In realtà non esistono studi clinici che possano dichiarare- senza dubbio alcuno – che esiste una diversità  fra il cervello femminile e maschile in tal senso, di fatto, sostengono i ricercatori, rilevare che le femmine hanno più probabilità di essere emotive e i maschi sistematici  fotografa uno stato di fatto, come dire: gli effetti e non la causa.

Plasticità evolutiva

Se, infatti,  la caratteristica del cervello è di essere “plastico” alcuni ricercatori evidenziano come i fattori genetici, ambientali ed educativi  possano condizionarne la formazione evolutiva.  Pertanto, non si tratterebbe di differenze organiche, ma di specializzazioni, che il cervello acquisisce, dettate dai ruoli sociali indicati abitualmente per le donne e per gli uomini: cura della famiglia  per le une, lavoro e impegni in società per gli altri.

Pari opportunità? Lavori in corso…

Di fatto  questi scienziati implicitamente fanno riferimento a una condizione di pari opportunità, auspicabile per una indagine oggettiva, ma la faccenda  è ancora tutta da costruire. È da verificare, infatti, se il cervello di un uomo cresciuto e dedicato ad attività tipicamente femmili  possa presentare più caratteristiche empatiche, mentre quello di una donna impegnata in attività considerate maschili, come l’ingegneria, possa evidenziare caratteristiche sistematiche.

“Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, un sfida che non finisce mai.”  Oriana Fallaci

Una cosa è certa: chi si occupa di comunicazione  ha la necessità di capire prima di poterne parlare, ascoltando, approfondendo, anche le cose non dette. Per questo, la capacità di entrare in empatia con l’interlocutore è certo fondamentale.

AUGURI A TUTTE LE DONNE!